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Il Caso.it, Sez. Articoli e Saggi - Data pubblicazione 22/12/2015 Scarica PDF

Il ruolo del professionista di salute mentale nel diritto collaborativo

Claudia Piccinelli, Mediatrice familiare


Negli anni '90 alcuni avvocati insieme ad altri professionisti degli Stati Uniti e del Canada svilupparono il diritto collaborativo come nuova opzione di risoluzione delle controversie, alternativa al ricorso al giudice e alla tradizionale mediazione familiare.

L'obiettivo del professionista collaborativo consiste nel fornire un processo capace di produrre soluzioni rispondenti ai bisogni di tutte le parti coinvolte, ridurre i costi, permettere al cliente di decidere in prima persona le questioni che lo riguardano e quindi di meglio rispettare gli accordi presi.

Nel diritto collaborativo entrambe le parti sono rappresentate dal proprio avvocato che concentra gli sforzi sul processo di negoziazione. Mediante specifico accordo, che prende il nome di disqualification agreement, ogni professionista e le parti si vincolano ad evitare il contenzioso, sottoscrivendo l'impegno che ogni professionista si ritirerà dall'incarico nel caso in cui le parti dovessero successivamente optare per la via giudiziale.

I pionieri furono un avvocato del Minnesota, Stuart Webb (con R. Ousky)[1] e un'avvocata Californiana, Pauline Tesler (con P. Thompson)[2], i quali fondarono il nuovo movimento chiamato diritto di famiglia collaborativo (collaborative family law CFL). La filosofia di fondo di Webb e Tesler era la convinzione che per esercitare il diritto di famiglia dovesse esistere un modo migliore rispetto all'affiancare i clienti nella loro guerra di separazione coniugale, spesso esacerbata dal sistema legale antagonistico, alla base di conseguenze devastanti per la famiglia.

Secondo alcuni autori[3] il diritto collaborativo, più di qualsiasi altro processo di ADR, aspira a modificare l'aspettativa circa il ruolo dell'avvocato impegnato a risolvere i problemi del cliente; nel diritto collaborativo il potere viene ristabilito in capo al cliente, con la finalità di ripristinare la sua responsabilità, per ottenere la soluzione che il cliente stesso considera la più opportuna.

Questo cambiamento culturale legato alla pratica comporta per gli avvocati un “cambiamento di paradigma”[4] [5] che consiste nell'impegno a giungere alla soluzione del conflitto oppure a ritirarsi a fronte della minaccia di contenzioso.

Webb sottolinea come il disqualification agreement sia il “motore” del Diritto Collaborativo[6].

I professionisti collaborativi hanno sviluppato un movimento di grande vitalità che, partito negli Stati Uniti, si è poi diffuso in tutto il mondo occidentalizzato, Italia compresa,[7] grazie al quale i professionisti collaborativi si riuniscono con sistematicità, in gruppi di formazione continua alla pratica, su tematiche operative ed etiche riguardanti i migliori protocolli di intervento e le migliori metodologie.

L'Accademia Internazionale dei Professionisti Collaborativi (IACP) è l'organizzazione dei professionisti collaborativi operante a livello internazionale. I membri sono professionisti di ambito legale, della salute mentale ed esperti del campo finanziario che uniscono le loro competenze nel processo collaborativo centrato sul cliente per la risoluzione dei conflitti[8].

Il diritto collaborativo non va confuso con la pratica cooperativa del diritto di famiglia che oggi molti avvocati esercitano, seguendo la priorità etica della necessità di negoziare gli accordi in un'ottica non conflittuale, data la delicatezza dell'ambito riguardante la famiglia. Per quanto aperta alla negoziazione  la pratica cooperativa non dispone del citato strumento del disqualification agreement, che è invece elemento indispensabile nella pratica collaborativa.[9]

Il processo collaborativo, oltre alla presenza di professionisti legali e del campo finanziario, comprende  anche professionisti del campo della salute mentale, incaricati dalle parti di identificare e modificare gli schemi comunicativi improduttivi di ostacolo al processo generativo degli accordi. L'impiego di esperti di salute mentale (ESM) ha inoltre la funzione di educare sulle tematiche della cogenitorialità e della transizione familiare a fronte della vicenda separativa.[10] [11]

La funzione dell'avvocato è chiara e precisa, sia nella letteratura che nel codice etico dei professionisti collaborativi, sia per quanto riguarda il ruolo e la formazione. La partecipazione degli ESM è invece l'elemento più complesso da capire, in quanto non univocamente definito nelle pratiche e modelli registrati diatopicamente e diacronicamente, essendo caratterizzato sia da variabilità applicative che da evoluzione.

A questo si aggiunga che in Italia la pratica collaborativa è stata salutata con entusiasmo dagli avvocati di famiglia, che per primi ne hanno visto le grandi potenzialità, pertanto il ruolo meglio conosciuto è quello dell'avvocato, ma non sono disponibili scritti di approfondimento in lingua italiana sul ruolo del professionista di salute mentale.

Questo articolo si propone dunque di effettuare una rassegna del materiale disponibile a livello internazionale, considerando sia la letteratura rilevante che alcuni significativi protocolli di pratica adottati in alcuni Stati (Texas, Washington D.C. e Florida).

Secondo gli Standard etici di IACP il professionista collaborativo deve ponderare la condizione del cliente, soprattutto quelle condizioni che richiedono il coinvolgimento di altri professionisti -all'interno o all'esterno del processo collaborativo- come i professionisti della salute mentale operanti nelle aree della disabilità psichica, abuso di sostanze e violenza domestica (Standards and Ethics, Punto 2.3 e Comment).

Inoltre tra le abilità che il PC deve acquisire mediante formazione è richiesto anche di sapere individuare il bisogno di assessment delle situazioni di coercizione e violenza (Interim Minimum Standards Punto 2 B 7).[12]

Gli autori concordano nel considerare il diritto collaborativo non appropriato nei casi di violenza domestica o abuso di sostanze[13] [14] [15] [16] [17]. Secondo Gamache[18], "il diritto Collaborativo, presupponendo una visione positiva della natura umana, considera con fiducia la capacità delle persone di muoversi nella direzione della soluzione, se provvisti di appropriati strumenti e adeguate situazioni.

L'esperto di salute mentale può guidare sia il team collaborativo che la famiglia in questa progressione.

Il primo modello multidisciplinare di pratica collaborativa (detto lawyer referral, della cui evoluzione si dirà più avanti) vedeva gli avvocati collaborativi come primo punto di contatto per le parti, mentre gli altri esperti venivano coinvolti in momenti successivi. Ci sono però prassi multidisciplinari che coinvolgono le parti nel processo collaborativo a partire dal professionista non avvocato presso il quale è stato chiesto il consulto iniziale, siano essi esperti contabili o di salute mentale o mediatori. In questo caso l'esperto consiglia la pratica collaborativa come opzione per affrontare la controversia. Nel caso in cui il primo contatto delle parti sia un mediatore o uno psicologo, questi, fatte salve le condizioni di incompatibilità, assume il ruolo di ESM del processo collaborativo e fornisce l'informativa sul processo, così come l'aiuto alle parti nell'individuare e nominare gli avvocati di collaborazione ed eventualmente gli altri esperti indipendenti che sia opportuno coinvolgere.[19]

 

Sebbene i professionisti del processo collaborativo abbiano finalità comuni, nondimeno il team può riscontrare difficoltà a comunicare dovute alle differenze individuali riferibili alla visione della professione.[20]

Anche McFarlane, evidenzia il ruolo di queste differenze e i possibili problemi legati ai rapporti tra i vari professionisti della squadra, a causa delle diverse attribuzioni di significato relative ai contenuti espressi nel team.[21]

L'ESM esperto nella comunicazione può essere in grado di agevolare la sinergia dei membri del team e della coppia [22] [23].

I fondatori del modello collaborativo interdisciplinare [24] [25] propongono che gli ESM della squadra siano professionisti abilitati come psicologi, assistenti sociali, terapeuti di coppia o di famiglia (o in altre professioni riconosciute negli stati in cui operano) e siano formati per operare nel processo di negoziazione. Il loro ruolo è quello di assistere le parti nel riconoscere gli stimoli emozionali e gestirne la reattività, individuare gli ostacoli al risultato, fornire gli strumenti e le competenze necessarie per affrontare la transizione del nucleo familiare verso nuove relazioni familiari.

Tenendo conto che la componente emozionale è stata dominante nel processo che ha condotto alla separazione e può prendere il sopravvento anche durante il processo separativo, gli ESM lavorano di concerto con la squadra e la coppia per identificare le sfide verso la risoluzione del conflitto.

Diversi studi si sono occupati delle capacità e competenze del professionista, efficaci nei metodi di risoluzione alternativa alle dispute[26] [27] [28]. Molte di queste competenze o loro singole componenti si sovrappongono a quelle ritenute necessarie più in generale nel campo della salute mentale [29].

Gli ideatori della pratica collaborativa suggeriscono che l'ESM all'interno del team collaborativo non solo ha la funzione di regolare la manifestazione delle emozioni all'interno del processo, ma interviene anche nelle dinamiche legate alla personalità, negli schemi di interazione, nella comunicazione, nelle capacità genitoriali, nelle esigenze emotive di tutti i partecipanti al processo, attraverso la preparazione e la guida durante il processo stesso. [30] [31] [32] [33].

Il processo interdisciplinare richiede che l'ESM sviluppi competenze specifiche, che incorporino le conoscenze e le competenze delle discipline della salute mentale al fine di operare efficacemente nel processo collaborativo, tuttavia, così come accade per altri ruoli professionali che lo specialista di salute mentale riveste nell'ambito giuridico (CTU, CTP, mediazione familiare, coordinazione genitoriale, ecc.) essi non operano come terapeuti.

Gli attuali protocolli di condotta per ESM forniscono suggerimenti, o linee guida per le migliori pratiche, relativamente all'attività del'ESM nel processo collaborativo, sebbene queste linee guida non forniscano indicazioni specifiche su come ogni professionista si integrerà nel processo e con quale ripartizione di responsabilità questo avverrà a livello del team di collaborazione[34].

Nel suo studio MacFarlane[35] ha suggerito che, nonostante le indicazioni di opportunità, rimangono molti professionisti ancora incerti sui vantaggi di includere un ESM nel processo collaborativo, tale argomento è stato affrontato anche da altre ricerche[36].

Delle aspettative che gli altri professionisti del processo collaborativo nutrono circa l'effettiva integrazione dell'ESM nella squadra collaborativa si è occupata Haller. L'autrice ha esplorato le prospettive di quattro pionieri del diritto collaborativo (Stuart Webb dal Minnesota, Pauline Tesler e Peggy Thompson dalla California, e Linda Solomon dal Texas) e le ha confrontate con quelle di altri 25 professionisti collaborativi. Come risultato dell'analisi dei dati ha sviluppato un'ipotesi sulle competenze necessarie all'ESM per conseguire risultati efficaci e positivi per i clienti grazie a una ottimale collaborazione con il team interdisciplinare[37].

I risultati di questa ricerca riguardano anzitutto il modo di porsi del professionista (il cosiddetto self of the therapist), per cui deve trattarsi di una modalità assertiva, diretta e partecipativa all'interno del team. Gli altri professionisti si aspettano un ESM che fornisca dei feedback quando, ad esempio, è necessario rilevare una modalità improduttiva da parte di un professionista con un determinato cliente. Un'altra aspettativa del team è che l'ESM svolga funzione di assessment e valutazione della situazione, oltre a favorire la comprensione da parte del team delle dinamiche familiari dei clienti. Altre attese riguardano il facilitare la comunicazione all'interno della coppia e del team; la comnunicazione deve essere funzionale ai processi di brainstorming e al problem solving e deve permette l'espressione dei contenuti affinché possano essere accolti e considerati non offensivi. Il team guarda all'ESM come colui che permette la costruzione di relazioni e quindi gli chiede di lavorare su una relazione professionale, ma al contempo improntata sulla fiducia all'interno del team, quale contesto facilitante per una nuova relazione positiva tra i clienti co-genitori. Secondo i colleghi è l'ESM che si occupa di pianificare e implementare il divenire dell'intervento, tenendo il processo orientato verso gli obiettivi dei clienti mentre vengono sviluppate le capacità di negoziare; aiutare il team ad acquisire le capacità di costruirsi, comunicare e lavorare come squadra; permettere di condividere i valori alla base della fiducia dei partecipanti attraverso l'onestà, l'integrità e l'etica del processo di collaborazione.[38]

Alcuni autori hanno trattato dell'interesse del bambino nel diritto collaborativo[39] e sottolineano come sia importante che il professionista di salute mentale sia un professionista esperto con formazione specialistica adatta al ruolo.

Per Fabrikant[40] il ruolo di facilitare il processo di collaborazione, utilizzando capacità di problem solving è “il collante che tiene unito il processo”, ma lo specialista di salute mentale dovrebbe anche essere formato in problematiche evolutive infantili e adolescenziali. Gli ESM forniscono ai genitori informazioni sullo sviluppo infantile, approfondimenti su aspetti emotivi e una guida per rispondere al meglio ai bisogni dei minori coinvolti nel processo separativo. Supportando una efficace co-genitorialità, il ruolo dell'ESM, si occupa del conflitto genitoriale come è nell'interesse dei figli. L'esperto inoltre aiuta i minori ad esprimere i loro bisogni ed esigenze.

L'ESM aiuta i genitori a modificare la natura delle loro relazioni, da quella coniugale conflittuale a quella co-genitoriale, favorendo la possibilità di collaborare al fine di condividere il processo decisionale con metodi usati ordinariamente nelle famiglie unite e funzionali.

L'esperto incontra il bambino o parla con lo psicoterapeuta o consulente o altro professionista che si occupa del minore per “riferire” il punto di vista del bambino stesso all'interno del processo.

Questo autore sottolinea come sia importante intervenire al più presto con finalità preventive per le conseguenze negative del conflitto, per quanto incaricare un esperto ESM per il bambino possa aggiungere fino al 25% del costo del divorzio collaborativo.[41]

 

Un'altra autrice, L. Stern[42], suggerisce come avvalersi delle risorse dell'ESM nel modo migliore. Ci sono molti modi di separarsi, la maggior parte comportano cambiamenti dolorosi alla struttura familiare, spesso aggravati da circostanze avverse e stressanti con conseguenze a lungo termine, sia

finanziarie che emotive, soprattutto per le persone più vulnerabili. Il team di diritto collaborativo,

costituito da due avvocati, un professionista di salute mentale neutrale e un professionista finanziario neutrale[43], i quali lavorano con la coppia in una serie di riunioni congiunte, rappresenta un'alternativa protetta per affrontare la transizione familiare. La coppia decide volontariamente di non litigare evitando in questo modo deposizioni, citazioni o consulenze tecniche. Gli avvocati sostengono la parte del loro cliente, ma condividono il comune obiettivo di facilitare il reciproco accordo tra la parti. I costi possono essere più bassi rispetto alla lite giudiziaria e l'enfasi è sulla cooperazione della famiglia. L'inserimento di professionisti della salute mentale nel processo è uno dei componenti essenziali che consentono la transizione separativa con il minimo sforzo e dolore.[44]

L'ESM può individuare e mettere al sicuro da molte questioni che possono far deragliare una trattativa: violenza domestica, violenza psicologica, squilibri di potere, dipendenze da sostanze.

La comprensione delle dinamiche relazionali sottostanti può aiutare a preparare sia i clienti che gli avvocati alla negoziazione e al problem solving.

Spesso l'ESM ha la funzione di case manager quando è necessario inviare ad altri esperti esterni al processo per questioni specifiche, come dipendenze o malattie mentali.

Essi possono intervenire in molte situazioni, chiarendo gli equivoci e le incomprensioni tra i membri del team, aiutando il problem solving e il pensiero creativo, supportando sia gli atri professionisti che i clienti. Gli ESM facilitano lo svolgersi degli incontri e contribuiscono alla sicurezza del processo apportando un contributo di neutralità.

Nessun altro membro del team può incontrarsi singolarmente con gli avvocati, il professionista finanziario e i clienti in diverse situazioni. L. Stern consiglia come impiegare al meglio le risorse dell'ESM nel team. A) gli ESM possono aiutare a strutturare il processo perché la loro posizione neutrale crea uno spazio sicuro per la comprensione e la modifica delle dinamiche di fondo, prevenendo gli stalli e le interruzioni. Per utilizzare al meglio le competenze dell'ESM è consigliabile coinvolgerlo fin dall'inizio del processo. L'incontro dell'ESM con i clienti, prima che abbiano inizio gli incontri con l'intero team, è particolarmente utile nella creazione di un primo contatto sicuro in cui i clienti si sentano a loro agio.

B) E' utile prestare attenzione al feedback dell'ESM. L'intervista che egli conduce sia individualmente sia con la coppia dei genitori prima della prima riunione del team è di grande importanza. Lo scopo di questi incontri preliminari è quello di conoscere ciò che è importante per i clienti, determinare le dinamiche di coppia, la capacità di comunicazione e la loro disponibilità a proseguire nel processo. LESM è formato nella valutazione dei tratti di personalità che si manifestano nelle interazioni durante il processo, gli elementi impliciti in grado di influenzare il processo che agiscono nel gioco interattivo del team inteso come gruppo umano. Il feedback è fondamentale per gli avvocati per ottenere una visione più completa dei loro clienti e dell'intero gruppo.

C) Per gli avvocati risulta produttivo porre le domande all'ESM circa i bisogni, gli interessi e le aspettative dei clienti; coinvolgerli nelle riunioni con i clienti quando c'è un problema emozionale da risolvere o invitare i clienti ad incontrare l'ESM.

D) L'ESM può aiutare i genitori a preparare il piano genitoriale, operazione che permette di ottenere ulteriori informazioni utili su molte questioni da condividere con il team. Una finale stesura del piano genitoriale è poi di responsabilità degli avvocati e della coppia. La suddivisione dei tempi di permanenza e il contributo al mantenimento dei figli richiedono anche la partecipazione di un altro esperto neutrale: l'esperto finanziario.

E) Durante le riunioni di debriefing è utile interpellare l'ESM in caso di perplessità o insoddisfazioni relative al processo collaborativo. Esprimere pensieri e emozioni con l'ESM può essere di grande sollievo e spesso, chiarisce il problema.

Secondo questa autrice, infine, è responsabilità dell'ESM procurarsi la formazione supplementare come Mediatore Familiare e parenting coordinator, per essere competente su questioni importanti quali il piano genitoriale o il case managment.[45]

Un altro tema importante riguarda il ruolo neutrale dell'ESP [46]. In anni recenti si è prodotto un significativo dibattito su un "nuovo" modello di team collaborativo. Questo modello chiamato a volte modello neutrale di ESM o modello di team del Texas, è stato ideato da alcuni avvocati di Dallas-Ft. Worth Texas a partire da una rivisitazione del concetto di “coaches” (termine con il quale viene identificato l'ESM in molte realtà collaborative).

Prima di quel momento solo pochi casi avevano lavorato con un ESM fin dall'inizio del processo, inoltre venivano avanzate delle resistenze dovute all'aumentata onerosità di un intervento che richiede di impiegare più professionisti oltre agli avvocati.

Fin dall'inizio risultò evidente il beneficio derivante ai clienti dall'impiego dell'ESM neutrale nel processo; quindi da un ridottissimo numero di casi, considerati particolarmente problematici, il modello è stato impiegato in maniera crescente alla maggior parte dei casi in Texas e poi anche in altri Stati del Nord America.

In questo modello il team include due avvocati, un professionista finanziario neutrale, un professionista neutrale della salute mentale e uno specialista del bambino, ove necessario. Il professionista di salute mentale neutrale entra in funzione nel momento iniziale del processo, mentre lo specialista del bambino si unisce al processo secondo necessità. A volte l'ESM è il professionista che porta la coppia nel processo di collaborazione. Ciò si può verificare se l'ESM ha lavorato con la coppia come terapeuta o se la coppia è stata inviata all'ESM per ricevere informazioni sul processo di collaborazione. Nel primo caso a un nuovo ESM verrà chiesto di lavorare come membro del team, stante l'incompatibilità contemplata dal codice etico IACP tra ruolo di terapeuta e ruolo di ESM nel processo. Nel secondo caso invece l'ESM entra a far parte del team come membro neutrale.

Prima di arrivare a questo modello all'ESM poteva essere chiesto di entrare nel team per risolvere una situazione di stallo nel processo, richiesta che implicitamente recava il messaggio che qualcosa impedisse ai membri del team di funzionare. Questo meccanismo venne presto compreso come approccio non efficace; venne dunque ideato un modello che prevede la creazione della squadra al completo fin dall'inizio, affinché i clienti comprendano che la squadra è a disposizione per fornire un aiuto globale per superare la transizione.

Per svolgere il suo ruolo l'ESM neutrale deve essere abilitato in una delle professioni della salute mentale e deve avere formazione specifica interdisciplinare in diritto collaborativo. Il suo compito consiste nel facilitare la comunicazione tra tutti i partecipanti al processo, gestire i contenuti emotivi, assistere nello sviluppo del piano genitoriale (se è richiesto) ed educare a una funzionale comunicazione e capacità co-genitoriale.

Ecco come viene puntualmente descritto l'intervento dell'ESM in questo modello: 1. Raccolta di informazioni e costruzione della fiducia con i clienti: una volta coinvolto come membro del team l'ESM si incontrerà con ogni cliente (anche singolarmente) per una o due ore, meglio se prima del primo incontro di squadra (detto incontro a sei vie). Lo scopo di questi incontri è quello di raccogliere informazioni provenienti da ciascun cliente al fine di determinare la capacità del cliente di affrontare i fattori di stress del divorzio, conoscere la capacità di gestire le emozioni e, soprattutto, cominciare a costruire una base di fiducia con ogni cliente. Uno dei concetti di Stephen Covey, il “conto bancario emozionale”, è la metafora utilizzata per descrivere quanto accade. Ogni volta che l'ESM neutrale interagisce con una o entrambe le parti, dovrebbe costituirsi un “deposito” emotivo nel “conto corrente della fiducia” che verrà sfruttato molte volte durante il futuro processo di collaborazione, in particolare nella fase di negoziazione.

Dopo l'incontro con ogni cliente, l'ESM fornisce osservazioni e una panoramica generale agli altri membri del team. La sfida per l'ESM non è concentrarsi su un colloquio terapeutico o anamnestico, ma piuttosto è raccogliere informazioni che aiuteranno il processo di collaborazione e il recupero individuale. Gli avvocati spesso esprimono soddisfazione per l'"insight" riguardante il loro cliente provvisto dall'ESM.

2. Partecipa a tutti gli incontri in plenaria (detti a sei vie) con finalità di facilitare la comunicazione tra tutti i partecipanti. E' l'ESM che solitamente chiarisce le aspettative dei partecipanti e come rispondervi in maniera efficace. Ciò avviene, ad esempio, concentrandosi sul futuro, evitando discussioni improduttive sul passato, non interrompendo, cercando di mantenere una corretta comunicazione in prima persona e aderendo al programma della sessione. Gli ESM sono competenti e formati ad osservare i comportamenti non verbali tanto quanto il contenuto verbale delle interazioni, aspetti utili per un andamento produttivo degli incontri, in quanto permette di individuare gli squilibri di potere, gli squilibri nei turni di parola o se un partecipante è profondamente sofferente o in lutto. Inoltre, è fondamentale osservare le interazioni verbali e non verbali di tutti i membri del team con ogni cliente, permettendo un generale sentimento di agio e sicurezza nel poter esprimere posizioni autentiche e veritiere.

3. Gestire il contenuto emotivo del processo. L'ESM aiuta i clienti durante le riunioni congiunte ad elaborare le emozioni che possono emergere in modo dirompente e imprevedibile, gestendole nell'immediato, se necessario, con un breve intervento separatamente dal gruppo o eventualmente esplicitando quando sia più opportuno interrompere il colloquio. Tutti i partecipanti sono consapevoli che le informazioni acquisite separatamente da un cliente dovranno poi essere condivise con tutti. Se si presenta la necessità l'ESM invierà i clienti all'intervento psicologico o alla terapia. L'ESM incoraggia e sostiene tutti i membri del team ad affrontare le emozioni che possono irrompere nel processo. L'ESM neutrale è in genere il membro del team che fa domande, in una sessione di debriefing o in conferenza telefonica, per consentire la discussione di qualsiasi aspetto "umano" che si presenti.

4. Agevola e incoraggia lo sviluppo di competenze co-genitoriali. Le sessioni con entrambi i genitori si concentreranno su questioni di contenuto, come ad esempio condividere il programma delle vacanze natalizie dei figli, come realizzare un funzionale problem solving per genitori separati. L'ESM neutrale si consulterà con lo Specialista del Bambino (parimenti ESM con formazione interdisciplinare specifica alla pratica collaborativa), sulle necessità o preoccupazioni individuali di quel minore. La componente educativa attiene anche a questa parte del lavoro con la coppia, consiste ad esempio nel fornire materiali scritti o multimediali sulla comunicazione e sul necessario lavoro comune dei genitori.5. Agevola e incoraggia la comunicazione efficace tra i membri del team. A volte, questo è molto semplice, altre volte invece ci può essere la necessità di discutere situazioni delicate che, pur evidenti a tutti, possono risultare difficoltose da affrontare. L'incontro di debrief, che si verifica subito dopo ogni riunione congiunta, è un efficace strumento per affrontare i temi delle interazioni tra i membri del team e per migliorare il processo comunicativo. Per esempio si può affrontare durante il debriefing la tensione che si è prodotta tra un avvocato e un cliente durante il precedente colloquio, in cui ha giocato un ruolo una modalità non verbale dell'avvocato che sia necessario modificare nei colloqui futuri.

La componente neutrale è in grado di alimentare la fiducia nel processo attraverso due azioni: la prima consiste nel permettere di ascoltare e rispondere al professionista neutrale con un'apertura diversa rispetto a quella riservata all'avvocato, il quale, correttamente, viene percepito come espressione degli interessi delle parti; la seconda riguarda  invece la riduzione del fattore di filtro sulle informazioni fornite dal cliente.

Poiché il professionista neutrale è spesso la migliore persona nella stanza per porre “domande difficili”, senza incontrare la censura o la difensiva del cliente, è più probabile ottenere risposte oneste e franche a tali domande.

Una realtà comune a tutte le comunicazioni umane è che le persone filtrano le informazioni (consciamente e inconsciamente) a seconda di chi sta parlando. Come risultato di questo modo di comunicare i clienti spesso non trasmettono ai loro avvocati tutte le informazioni pertinenti sul loro caso, soprattutto all'inizio. Le informazioni tralasciate all'avvocato possono però essere rivelate dal cliente quando parla al professionista alleato. Ad esempio, un cliente può non dire al suo avvocato che teme di perdere il suo lavoro, ma condivide questo timore con l'ESM fuori dalle sessioni congiunte. Senza questo apporto il ritardo nel ricevimento delle informazioni può avere un impatto negativo sulla capacità delle parti di raggiungere una risoluzione e quindi avere una ricaduta negativa sulla efficienza dell'intero processo.

La presenza di tutti i membri del team, fin dai primi istanti, favorisce un clima completamente diverso, i clienti sono più rilassati e meno diffidenti.

Grazie agli evidenti vantaggi i sostenitori di questo modello hanno abbandonato il precedente modello che avveniva su invio dell'avvocato (detto lawyer referral), basato su incontri a quattro (due avvocati e due clienti) e sul coinvolgimento nel team dell'ESM solo al presentarsi di situazioni particolari o problematiche.[47]

Un autore, J. S. Gaies[48], propone poi un interessante contributo riguardante le responsabilità principali dell'ESM collaborativo e la denominazione del suo ruolo.

Il "full team model" (con tutti i professionisti coinvolti) pone il professionista della salute mentale in un ruolo di leadership della squadra di collaborazione, verso la quale l'ESM ha tre responsabilità fondamentali.

La prima e più importante responsabilità è legata alla gestione della comunicazione, del tempo e del processo di gruppo. A questo proposito il professionista funge da custode dell'intero processo, che spesso è stato denominato come coordinatore, facilitatore, moderatore o team leader. La seconda responsabilità è la gestione e il superamento degli ostacoli emotivi e dei problemi di personalità, i quali sono chiaramente di pertinenza del campo della salute mentale.

La terza responsabilità riguarda l'assistere le parti nella creazione di un piano genitoriale quando ci sono figli minori. Questo è un ruolo importante, ma non richiede il coinvolgimento di un membro con un ruolo principale nel team di collaborazione, anche un professionista della salute mentale non interno al team potrebbe lavorare con i coniugi sul piano genitoriale al di fuori della squadra.

Di queste tre responsabilità, quella che è più tipica del ruolo è la prima e caratterizza la responsabilità del professionista della salute mentale dall'inizio alla fine di un processo collaborativo. È in questo ruolo che l'ESM sovraintende al processo nel suo insieme. Questo significa monitorare la disponibilità dei coniugi, per ogni passo, il rispetto di ogni membro del team nel raggiungimento degli obiettivi dichiarati e il ritmo degli incontri (sia all'interno dell'incontro che nell'intero processo). Data l'importanza di questo aspetto la denominazione del ruolo dovrebbe, secondo questo autore, riflettere le caratteristiche descritte. I termini che vengono comunemente utilizzati per il professionista della salute mentale che guida il team collaborativo sono: Neutral Mental Health, Neutral Coach e Collaborative (o Neutral) Facilitator. Tutti questi termini sono considerati validi e adottati in diverse aree geografiche, ma l'autore propone l'ultima denominazione, Facilitatore collaborativo, o meglio ancora, semplicemente Facilitatore come la migliore, per almeno quattro motivi. Il primo perché meglio rappresenta il ruolo di "custode del processo". In secondo luogo perché riduce la resistenza all'idea di avere un professionista della salute mentale coinvolto sul proprio caso. Molti coniugi e alcuni avvocati ritengono che la professione mentale rechi, per chi ne fruisce, uno stigma. Non sono infrequenti le frasi "Non ho bisogno di uno strizzacervelli per superare questo momento!". In altri casi invece la resistenza è dovuta al lievitare dei costi in conseguenza all'integrazione di un professionista in più nel team e il professionista di salute mentale viene considerato come una voce di spesa superflua su cui poter risparmiare. Il termine facilitatore è inoltre più breve e descrive con semplicità la complessità del ruolo.[49]

Le molte considerazioni disponibili sul ruolo dell'ESM nel diritto collaborativo sono state tradotte nei protocolli di pratica in uso nei diversi stati. Primo fra questi è il protocollo in uso nello Stato del Texas, cui altri si sono ispirati, come ad esempio quello in uso in alcuni distretti del Sud Florida. Di questi, unitamente al protocollo del Distretto di Columbia, si riportano alcuni punti relativi all'ESM.

 

Protocolli di pratica del Texas[50]

MODELLI DI PRATICA

La definizione dei ruoli e dei vari modelli di pratica dei professionisti collaborativi in Texas è in continua evoluzione, inoltre vari modelli sono utilizzati in tutta la comunità collaborativa internazionale.

La partecipazione degli ESM nel team varia a seconda dei diversi modelli di pratica e dei diversi casi riguardanti:

1. Il momento di coinvolgimento iniziale: prima, durante o dopo la prima seduta congiunta

tra avvocati e clienti.

2. Le condizioni di partecipazione: obbligatoria o opzionale del professionista di salute mentale.

3. L'inserimento dell'ESM in tutti i casi o su specifica necessità.

4. Il ruolo del professionista: singolo o plurimo.

5. Il numero di professionisti della salute mentale coinvolti: uno o più.

6. I tempi di coinvolgimento. In generale i professionisti della salute mentale sono più efficaci quando sono parte della squadra fin dall'inizio del processo di collaborazione.

Rispetto a queste categorie, alcuni modelli di buone prassi attualmente esistenti sono:

1. Modello Collaborativo. Il team comprende due avvocati collaborativi, un professionista finanziario, un coach per ciascun coniuge e uno specialista del bambino. L'ESM svolge funzione di case manager e tutti i professionisti partecipano durante tutto il processo. Il coinvolgimento dei professionisti della salute mentale è obbligatorio fin dall'inizio.

2. Modello di consultazione. Questo modello è simile al modello di consultazione sviluppato dagli psicologi delle organizzazioni. Il numero di professionisti della salute mentale coinvolti e la portata del loro coinvolgimento dipendono dai bisogni della famiglia e dalle preferenze del team. In molti casi un professionista di salute mentale ha funzione sia di coach che di specialista del bambino[51]. In alcuni casi, un professionista di salute mentale sarà coinvolto come specialista del bambino e la squadra non includerà un coach; in altri casi gli ESM saranno due, uno impegnato come coach e uno come specialista del bambino. Un esperto neutrale su tematiche specifiche può essere utilizzato in ogni caso per affrontare uno specifico problema definito in modo circoscritto.

3. Modello Formativo. Prima o subito dopo la prima riunione congiunta, i clienti ricevono una formazione sulla negoziazione con un ESM per aumentare le loro capacità di negoziazione e per essere aiutati a fare il cambiamento di paradigma su cui si basa il processo collaborativo.

 

A) COACH DI DIVORZIO/SPECIALISTA DELLA COMUNICAZIONE

Come coach nel divorzio l'ESM opera nei seguenti modi:

1. Aiuta i partecipanti a identificare, formulare, classificare la priorità degli obiettivi; individuare obiettivi condivisi; rimanere orientati verso gli obiettivi e le responsabilità.

2. Favorisce la comunicazione efficace fornendo modelli, insegnando e incoraggiando i partecipanti a: usare le abilità di risoluzione dei conflitti; utilizzare capacità di ascolto attivo; essere rispettosi; identificare e comunicare interessi personali; riconoscere e rispettare gli interessi degli altri partecipanti; individuare gli interessi contrastanti; disinnescare l'alta conflittualità; gestire le tensioni inconciliabili; normalizzare il pensiero e le emozioni;

3. Assiste i partecipanti nella negoziare fornendo modelli, insegnando e incoraggiando i partecipanti a: individuare gli interessi; esplorare le opzioni per il processo decisionale; ricercare standard esterni per valutare le opzioni; individuare la migliore alternativa per un accordo; mantenere la comunicazione bidirezionale; costruire buoni rapporti di lavoro; incoraggiare i partecipanti ad esplorare i futuri problemi per garantire l'efficacia del processo decisionale in corso; chiarire precisamente gli impegni assunti al termine del processo.

4. I gruppi di collaborazione sono fortemente incoraggiati a includere un coach/specialista di comunicazione in particolare quando: la storia relazionale dei clienti presenta violenza familiare; il modello relazionale dei clienti è caratterizzato da elevate emozioni negative in particolare intorno a questioni genitoriali e finanziarie; i clienti hanno una storia di psicopatologia o disturbo dell'umore; i clienti hanno una storia di abuso di sostanze; i clienti hanno una lunga storia di psicoterapia; c'è una significativa differenza tra i clienti nelle rispettive capacità di negoziazione; una conseguenza della separazione è il cambiamento significativo del tenore di vita di uno o entrambi i clienti; alcune particolari dinamiche interpersonali dei clienti possono impedire il processo collaborativo.

 

B) SPECIALISTA DEL BAMBINO

Come specialista del bambino, i professionisti della salute mentale partecipano con le seeguenti modalità:

1. Assistere i genitori e gli altri partecipanti a: valutare i bisogni emotivi, sociali, scolastici e di genitorialità dei bambini; individuare i rischi e le preoccupazioni associati a tali bisogni.

2. Incoraggiare i partecipanti a: rimanere concentrati sui bisogni dei bambini; individuare le nuove esigenze di sviluppo ed emotive dei bambini; identificare i rischi e le problematiche specifiche dei bambini; individuare obiettivi comuni di genitorialità; identificare le differenze negli stili genitoriali e gestire le risultanti tensioni; sviluppare le capacità di co-genitorialità; comprendere l'impatto delle loro decisioni sui bambini.

3. Guidare i partecipanti ad un piano genitoriale che: risponda ai bisogni dei bambini; sia soddisfacente per i rispettivi interessi e obiettivi dei genitori; ottimizzi il contributo relativo di ciascun genitore allo sviluppo e alle esperienze dei bambini; offra assetti soddisfacenti per le diverse genitorialità; fornisca la necessaria sicurezza; preveda possibili preoccupazioni future o problemi di sviluppo ed emotivi.

4. Assistere i bambini, in consultazione con il terapeuta del bambino, nei seguenti modi: identificare le loro questioni fondamentali, bisogni, desideri e speranze; comunicare i loro desideri e preoccupazioni; fornire loro la possibilità di fare domande e ricevere adeguate risposte; offrire loro conforto, sostegno e sicurezza; riconoscere e affrontare i loro pensieri e sentimenti; mantenere rapporti ottimali con entrambi i genitori; aiutarli ad evitare l'instaurarsi di patologiche alleanze con i genitori.

I team di collaborazione sono fortemente incoraggiati a includere uno specialista del bambino,

in particolare quando:

a) un bambino ha una significativa disabilità di apprendimento, problemi di natura medica, disabilità evolutiva o sono presenti preoccupazioni relative a salute mentale o emotiva. Uno o entrambi i genitori hanno problemi medici o psicologici significativi, come una patologia debilitante cronica o abuso di sostanze o disturbo dell'umore, che sono suscettibili di influenzare il funzionamento dei genitoriale; b) uno o entrambi i genitori stanno prendendo in considerazione di trasferirsi a lunga distanza; c) uno o entrambi i genitori intendono iniziare una nuova relazione di coppia introducendo questioni legate ai nuovi partner; d) è presente una storia di abusi sui minori; e) i genitori hanno diverse visioni di genitorialità; f) i genitori hanno forti disaccordi circa l'inserimento scolastico dei bambini, la partecipazione ad attività extrascolastiche, l'educazione religiosa o l'accesso a membri della famiglia allargata; g) un programma genitoriale ordinario non può essere sufficiente per affrontare la esigenze di sviluppo ed emozionali dei bambini; h) la famiglia comprende figli di età molto diverse; i) i genitori non sono d'accordo sulla designazione di una residenza primaria; l) un genitore che è stato relativamente marginale nella vita dei bambini prevede di essere più coinvolto; m) un genitore a tempo pieno prevede di iniziare a lavorare, riducendo in maniera significativa la disponibilità di tempo per la sua genitorialità; n) i genitori vogliono prendere in considerazione un orario di frequentazione dei figli avendo esigenze speciali (ad esempio, un pompiere con orari lavorativi di turnazione); o) la famiglia ha sperimentato altri recenti perdite significative, come la morte di un nonno o un trasferimento a lunga distanza.


C) ESPERTO NEUTRALE

Il termine "esperto neutrale" attualmente è impiegato per distinguere il professionista neutrale da un esperto che viene assunto da una parte in una controversia. In un processo di collaborazione, tuttavia, va considerato che i professionisti della salute mentale dovrebbero essere neutrali indipendentemente dal ruolo specifico.

Come esperto neutrale (su tematiche specifiche), il professionista di salute mentale fornisce consulenza per un problema specifico e strettamente definito come la scelta scolastica, trasferimenti all'estero o trattamento per abuso di sostanze. l'esperto neutrale può effettuare le valutazioni necessarie e trasmettere la sua opinione/raccomandazione professionale sulla migliore opzione per risolvere il problema.

E' lecito attendersi che il termine di esperto neutrale, affinché non venga confuso con il ruolo neutrale che tutti gli ESM assumono nel processo collaborativo, venga in futuro sostituito con una terminologia più precisa (p.e. Consulente ad Hoc o Consulente su problemi specifici).

 

D) RUOLI COMPLEMENTARI

Ruoli aggiuntivi o complementari per gli ESM sono:

1. valutazione del programma. Molti professionisti della salute mentale hanno una formazione in

metodologia della ricerca e valutazione dei programmi. Valutare l'efficacia della pratica collaborativa può ampliare la comprensione dei professionisti relativamente agli approcci efficaci da utilizzare.

2. Formatore (Trainer) della Negoziazione. Le coppie che intraprendono il processo collaborativo hanno il vantaggio di avere maggiori conoscenze e capacità di negoziazione. In un modello educativo i professionisti della salute mentale formano le coppie ad utilizzare gli elementi fondamentali della negoziazione prima dell'inizio delle riunioni congiunte.

3. Arbitro. In rari casi i partecipanti della collaborazione possono decidere di rivolgersi a un arbitro esperto in salute mentale per problemi ben definiti, come la scelta di una scuola, un programma terapeutico o l'inserimento in struttura terapeutica.

4. Valutazione del piano di affidamento genitoriale. Ci possono essere casi in cui una squadra di collaborazione decide di assumere un professionista della salute mentale, come consulente esperto neutrale, per condurre una valutazione formale e per formulare raccomandazioni in merito a un piano di affidamento (ndr: consulenza tecnica).

   

Protocolli del D.C. Metro (Washington Metropolitan Area) (2010)[52]

A) COACH DI DIVORZIO

Aiuta le parti a dare il meglio di sé nel processo collaborativo; assiste le parti a identificare e attribuire un ordine di priorità ai propri obiettivi e a quelli della sua famiglia per il presente e per il futuro; lavora per ridurre il livello di stress delle parti per gestire le emozioni legate alla separazione; aiuta ciascuna delle parti a sviluppare una comunicazione efficace e, quando sono presenti i bambini, le abilità di co-genitorialità; supporta le parti nell'affrontare i diversi livelli di accettazione e diversi sentimenti verso la separazione; assiste le partiti nello sviluppare una comunicazione condivisa da dare ai figli, alla famiglia estesa, agli amici; lavora in collaborazione con le coppie, i loro avvocati, e altri professionisti coinvolti per prevedere e risolvere i problemi che si presentano; aiuta gli avvocati a comprendere l'emotività, le paure e le preoccupazioni di clienti coinvolti; aiuta gli avvocati a capire l'impatto delle dinamiche coniugali nel processo di collaborazione, nella determinazione di impasse, stallo o comportamenti di posizione; aiuta gli avvocati e gli altri membri del team a non farsi catturare nelle dinamiche di coppia e nelle posizioni; interviene tempestivamente durante le riunioni per individuare il rischio psicologico di blocchi nel processo; facilita e stimola la partecipazione orientata ed efficace agli incontri e al processo; assiste le parti a rimanere orientate sul presente e sul futuro; facilita l'evolversi delle opzioni negli incontri con le parti; normalizza le emozioni intense in modo che le parti possano rimanere attive e in grado di pensare in modo creativo e senza cristallizzare una posizione; assiste le parti nel generare e valutare le opzioni negli incontri sulla genitorialità e negli incontri finanziari; guida e rafforza la struttura del processo di collaborazione con le parti e assiste il team di professionisti nella promozione del processo di collaborazione; non lavorerà come terapeuta per le parti o per chiunque nella famiglia prima, durante o dopo il processo; quando ci sono bambini coinvolti lavora con le parti per lo sviluppo del piano genitoriale in favore del bambino; gli esperti nello sviluppo del bambino e nell'impatto psicologico del divorzio sulla famiglia facilitano la creazione del piano di genitorialità incentrato sul bambino; quando ci sono i minori coinvolti assiste le parti nella transizione da relazione affettiva di coppia coniugale a relazione genitoriale basata sugli interessi, sul problem-solving e sulla co-genitorialità.

 

B) SPECIALISTA DEL BAMBINO

Presta la sua attività per un periodo limitato e limita l'azione al processo di divorzio; si concentra su bisogni e interessi del bambino; permette al bambino di avere una "voce" nel processo che deve essere sentita per formulare un piano genitoriale non foriero di sentimenti di lealtà contrapposti nel bambino stesso; incontra i genitori e il bambino per valutare il livello di funzionamento del bambino e l'adattamento alla situazione di separazione/divorzio; assiste i bambini nell'esprimere sentimenti, pensieri e preoccupazioni; assicura che il bambino abbia un luogo privato sicuro in cui porre domande, condividere sentimenti, esprimere bisogni e i problemi legati alla separazione familiare; promuove le esigenze del bambino, fornendo informazioni dal punto di vista del bambino ai genitori e al team, come base su cui costruire il piano genitoriale; ha un rapporto privato con il bambino; lo specialista incontrerà il bambino per assicurarsi che sia a suo agio con la condivisione delle informazioni e si adopererà per trovare il modo di risolvere eventuali problemi che il bambino manifesti circa la condivisione delle informazioni; non fa raccomandazioni; non partecipa allo sviluppo del piano di genitorialità; non presta attività come terapeuta del bambino prima, durante o dopo il processo collaborativo; non passa da terapeuta infantile a specialista del bambino e viceversa.

C'è poi un altro modello in uso in cui lo specialista del bambino assume un ruolo più ampio, oltre al ruolo più limitato sopra descritto. In questo modello lo specialista del bambino lavora con le parti per aiutarle a sviluppare un piano genitoriale e a comunicare. I coaches possono aiutare le parti a prepararsi per gli incontri specialistici sul bambino, soprattutto individuando come i problemi e i comportamenti dei genitori riguardano i loro figli e spiegando le esigenze dell'età evolutiva. I coaches possono partecipare agli incontri specialistici sul bambino. In questo modello lo specialista del bambino può anche operare come coach nel modello a unico coach.[53]

   

Protocolli delle Contee di  Broward e Miami-Dade, Sud Florida (2009)[54]

A) L'ESM COME MEMBRO DEL TEAM COLLABORATIVO

Può intraprendere uno o più[55] dei seguenti ruoli nel processo di collaborazione.

1. Aiuta i partecipanti nelle seguenti attività: formazione per la comunicazione; capacità di negoziazione; miglioramento della genitorialità; gestione delle emozioni difficili.

2. Massimizza la comunicazione efficace attraverso il modellamento, l'insegnamento e l'incoraggiamento dei partecipanti a: usare abilità di risoluzione dei conflitti; utilizzare capacità di ascolto attivo; essere rispettosi; identificare e comunicare interessi personali e fissare obiettivi; riconoscere e rispettare gli interessi degli altri partecipanti; identificare interessi contrastanti; rendere note le questioni relative all'alto conflitto; esplorare le opzioni per il processo decisionale; ricercare standard esterni di correttezza per valutare le opzioni; identificare le migliori alternative per un accordo; costruire relazioni di lavoro positive; mantenere attiva la comunicazione; prevedere possibili questioni future per garantire l'efficacia delle decisioni attuali; normalizzare il pensiero e le emozioni; chiarire gli impegni assunti al termine del processo.

3. Agisce come specialista del bambino per: incoraggiare i partecipanti a rimanere concentrati sui bisogni dei bambini; identificare i mutevoli bisogni evolutivi ed emotivi dei bambini; identificare i rischi e le problematiche specifiche dei bambini; identificare gli obiettivi genitoriali comuni; identificare le differenze di stili genitoriali e gestire la tensione risultante dalla disparità; sviluppare capacità di co-genitorialità; guidare i genitori a sviluppare una comprensione dell'impatto delle loro decisioni sui bambini; guidare i genitori nella preparazione di un piano genitoriale che assicuri la sicurezza fisica ed emotiva e risponda ai bisogni in evoluzione dei minori. Tali disposizioni comprendono tra le altre le questioni relative alla genitorialità condivisa, il trasferimento geografico dei genitori, la scuola, l'educazione religiosa, la comunicazione tra i genitori e tra i genitori e i figli, ecc.

 

B) L'ESM può anche aiutare i bambini attraverso la consultazione con il terapeuta del bambino che lavora per assistere i minori nell'esprimere i loro sentimenti e bisogni, al fine di apportare le modifiche necessarie per gestire le circostanze e progredire nello sviluppo.

 

C) L'ESM INCARICATO DAL TEAM COLLABORATIVO COME CONSULENTE

In questo caso l'ESM può:

1. Fornire consulenza per questioni specifiche e ben definite, tra cui a: competenza, trattamento per abuso sostanze, cambio di residenza o di stato e violenza domestica.

Il consulente può effettuare le valutazioni necessarie e trasmettere una opinione / raccomandazione professionale quale migliore opzione possibile per risolvere il problema.

2. Fornire consulenza in qualità di specialista del bambino in particolare quando vi è una questione inerente al benessere dei minori che è al di fuori dell'ambito di formazione e / o di pratica dell'ESM collaborativo. In questo caso, sarà l'ESM, di concerto con i membri del team di collaborazione, a fare un invio alle competenti risorse per la valutazione e la cura.



* Psicologa, psicoterapeuta, mediatrice familiare, coordinatrice familiare, professionista di pratica collaborativa IACP; mediatrice familiare presso centro GeA, Genitori Ancora, del Comune di Milano, c.piccinelli.ps@gmail.com.

[1] Webb, S. G., & Ousky, R. (2007). The Collaborative Way to Divorce: The Revolutionary Method That Results in Less Stress, LowerCosts, and Happier Kids--Without Going to Court. Penguin.

[2] Tesler, P. H., & Thompson, P. (2006). Collaborative divorce: the revolutionary new way to restructure your family, resolve legal issues, and move on with your life. Harper Collins.

[3] Di Fonzo, J. H. (2009). A Vision for Collaborative Practice: The Final Report of the Hofstra Collaborative Law Conference. Hofstra Law Review, 38(2), 5.

[4] Tesler, P. H., & Thompson, P. (2006), Op. Cit.

[5] Webb, S. (2008). Collaborative Law: A Practitioner's Perspective on Its History and Current Practice. J. Am. Acad. Matrimonial Law., 21, 155.

[6] Webb, S. (2008), Op. Cit.

[7] International Academy of Collaborative Professionals (2007-2015) <https://www.collaborativepractice.com/public/about/resources-for-the-public/collaborative-practice-groups-around-the-world.aspx> al 15 dic. 2015.

[8] International Academy of Collaborative Professionals (2007-2015) <https://www.collaborativepractice.com/public/about/about-iacp/about-iacp.aspx>al 15 dic. 2015

[9] Lande, J., & Herman, G. (2004). Fitting the Forum to the Family Fuss. Family Court Review, 42(2), 280-291.

[10] Lande, J., & Herman, G. (2004), Op. Cit.

[11] Nurse, R., & Thompson, P. (2006). Educating family psychologists: Toward competent practice. The Family Psychologist, 22(3), 26-27.

[12] Standards and Ethics (as of September 2015) <https://www.collaborativepractice.com/media/107089/IACP_Standards__Ethics__Sep_2015_.pdf> al 15 dic. 2015

[13] Council, F. L. (2007). Collaborative practice in family law: A report to the Attorney-General prepared by the Family Law Council.

[14] Tesler, P. H. (2001). Collaborative law: Achieving effective resolution in divorce without litigation. American Bar Association.

[15] Lande, J., & Herman, G. (2004), Op. Cit.

[16] Macfarlane, J. (2005). The emerging phenomenon of collaborative family law (CFL): A qualitative study of CFL cases (2005-FCY-1E). Ottawa, Ontario, Canada: Department of Justice Canada.

[17] Gamache, S. (2004). Collaborative practice: A new opportunity to address children's best interest in divorce. La. L. Rev., 65, 1455.

[18] Gamache, S. (2004), Op. Cit.

[19] C. Sinclair, p. 13-14. In: Council, F. L. (2007). Collaborative practice in family law: A report to the Attorney-General prepared by the Family Law Council.

[20] Heller, R. J. (2011). Exploring Competency and the Role of the Mental Health Professional in Interdisciplinary Collaborative Family Law: What Do “They” Do? (Doctoral dissertation, Nova Southeastern University).

[21] Macfarlane, J. (2005), Op. Cit.

[22] Nurse e Thompson, 2006, Op. Cit.

[23] Tesler e Thompson, 2006, Op. Cit.

[24] Tesler, 2008, Op. Cit.

[25] Tesler e Thompson, 2006, Op. Cit.

[26] Lande & Herrman, 2004, Op. Cit.

[27] Tesler, 2008, Op. Cit.

[28] Webb, 2008, Op. Cit.

[29] Miller, J. K., Linville, D., Todahl, J., & Metcalfe, J. (2009). Using mock trials to teach students forensic core competencies in marriage and family therapy. Journal of marital and family therapy, 35(4), 456-465.

[30] Nurse e Thompson, 2006, Op. Cit.

[31] Tesler, 2008, Op. Cit.

[32] Tesler e Thompson, 2006, Op. Cit.

[33] Webb, 2008, Op. Cit.

[34] Heller, R. J. (2011). Exploring Competency and the Role of the Mental Health Professional in Interdisciplinary Collaborative Family Law: What Do “They” Do? (Doctoral dissertation, Nova Southeastern University).

[35] Macfarlane, J. (2005), Op. Cit.

[36] Lande, J. (2011). An Empirical Analysis of Collaborative Practice. FAMILY COURT REVIEW, 49(2), 257-281.

[37] R. Heller, L. Solomon, Using Research to Explore Competency and The Role of the Mental Health Professional in Collaborative Practice: Development Toward Successful Integration on the Team. In: INAUGURAL COLLABORATIVE FAMILY LAW CONFERENCE. Collaborative Family Law Practice Materials (2013)

[38] R. Heller, Using Research to Explore Competency and the Role of the MHP in CP. What Do 'They' Do? The Collaborative Review. The Research Edition,  Vol., Issue 1: Spring 2012. p. 25-29

[39] Gamache, S. (2004). Collaborative practice: A new opportunity to address children's best interest in divorce. La. L. Rev., 65, 1455.

[40] C. S. Fabrikant, The Role of the Child in the Collaborative Process. In: INAUGURAL COLLABORATIVE FAMILY LAW CONFERENCE. Collaborative Family Law Practice Materials (2013)

[41] Ibidem.

[42] L. Stern, USERS’ GUIDE THE MHP IN THE COLLABORATIVE PROCESS, In: INAUGURAL COLLABORATIVE FAMILY LAW CONFERENCE. Collaborative Family Law Practice Materials (2013)

[43] Si noti come questa composizione di team collaborativo preveda un solo ESM (possibilità contemplata dai protocolli del Texas, Washington D.C. Metro e Florida: cfr. note 51, 53, 55), il cui compito specifico è quello di facilitare la relazione all'interno del team, ma non è il solo compito svolto dall'ESM. Quando ciò accade il compito comprende sia quello di specialista della comunicazione nella coppia che quello di esperto del minore coinvolto nella separazione dei genitori, occupandosi anche della costruzione del piano genitoriale e quindi degli accordi che riguardano le frequentazioni dei figli. In questo modello l'ESM ha obiettivi analoghi a quelli del mediatore familiare come lo conosciamo nel nostro Paese. Dato che questo metodo prevede una riduzione del numero degli ESM - uno soltanto, neutrale, che si occupi sia della relazione dei separandi che della creazione del piano genitoriale - si comprende come L. Stern sottolinei che sia responsabilità dell'ESM dotarsi anche della supplementare formazione ed esperienza in mediazione familiare. Inoltre, in questa veste di unico ESM, il compito svolto è anche quello di case manager, che comprende, in caso di necessità, valutazioni o invii per approfondimenti del punto di vista del bambino o delle situazioni che implichino violenza domestica, uso di sostanze o altre condizioni psicopatologiche. In questo L. Stern sottolinea come sia responsabilità dell'ESM dotarsi anche di una formazione in coordinazione genitoriale (intervento molto conosciuto negli USA, in molte altre parti del mondo e di cui si comincia ora a parlare anche in Italia). E' lecito attendersi che un modello con unico ESM neutrale come quello descritto, possa superare le obiezioni di antieconomicità che possano determinare resistenze da parte del cliente. Inoltre l'intervento di coordinazione genitoriale e quello di molti modelli di mediazione familiare praticati oggi in Italia, sono, per definizione, interventi centrati sul minore, mentre la definizione di pratica collaborativa prevede la centratura sul cliente. Poter presentare la figura di ESM con competenze supplementari in pratiche che prevedano anche la centratura sul minore, sarebbe una ulteriore garanzia di riuscire ad operare nel “miglior interesse del minore”.

[44] L. Stern, 2013, Op. Cit.

[45] L. Stern, 2013, Op. Cit.

[46] L. Solomon, N. L. Trusch, The Mental Health Professional as a Neutral in the Collaborative Process. In: INAUGURAL COLLABORATIVE FAMILY LAW CONFERENCE. Collaborative Family Law Practice Materials (2013)

[47] Ibidem.

[48] J. Gaies, Proposal for Using the Title, “Collaborative Facilitator”. In: INAUGURAL COLLABORATIVE FAMILY LAW CONFERENCE. Collaborative Family Law Practice Materials (2013)

[49] Ibidem.

[50] Collaborative Law Institute of Texas. (2005). Protocols of practice for collaborative mental health professionals. Dallas, TX: Collaborative Law Institute of Texas.

[51] Cfr. nota 43.

[52] D.C. Metro Protocols Committee (2010), Best Practice Rrotocol Resource for a Full Team Model: collaborative divorce

http://www.martindale.com/family-law/article_Anne-Debelius-LoPiano-Esq-LLC_999838.htm al 15 dic. 2015.

[53] Cfr. nota 43.

[54] Excerpt from the Protocols of Practice - Drafted by the Broward & Miami-Dade Counties South Florida Protocols. Committee (2009). In: Heller, R. J. (2011), Op. Cit.

[55] Cfr. nota 43.


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